ERNIA DEL DISCO E TRATTAMENTO OSTEOPATICO

L’ernia al disco è una delle maggiori cause delle lombalgie e il trattamento manipolativo osteopatico è considerato uno dei metodi più efficaci per la terapia di questa patologia. Secondo alcuni, tuttavia, le manipolazioni vertebrali non apporterebbero cambiamenti alla struttura anatomica ma produrrebbero unicamente un effetto placebo migliore di quello normalmente utilizzato rispetto ad altre tecniche riabilitative.

Una recente ricerca ha tuttavia dimostrato il contrario.

Lo studio clinico ha coinvolto 137 i pazienti, 79 uomini e 58 donne, con un’età media di 49 anni e mezzo. I pazienti, tutti affetti da ernia del disco, sono stati arruolati presso l’Ospedale di Montebelluna (Treviso) e l’Ospedale Madonna della Salute di Porto Viro (Rovigo) nei Reparti di Radiodiagnostica, in accordo con i direttori dei reparti, delle Commissioni Scientifiche ed Etiche delle strutture sanitarie.

A eseguire lo studio, i Dottori Samuele Favaro (Radiologia Ospedale di Rovigo), Rossano Zangerolami (Radiologia Ospedale di Treviso) e Giuseppe Tropeano (Ospedale di CPS Padova) uniti agli osteopati padovani Tiziano Mordegan e Maurizio Zanardi, quest’ultimo direttore di EIOM scuola di osteopatia con sedi a Padova e Verona.

Scopo specifico della ricerca era analizzare l’effetto della manipolazione osteopatica ad alta velocità e bassa ampiezza (HVLA) a livello del disco intervertebrale ed in corrispondenza di un’ernia discale, verificandone tramite Risonanza Magnetica lombare, le eventuali modificazioni anatomiche a livello dei forami di coniugazione, del forame midollare e osservandone eventuali cambiamenti nelle dimensioni dell’ernia e delle strutture anatomiche vicine mediante una Risonanza Magnetica.

I ricercatori hanno innanzitutto stabilito se il paziente fosse idoneo al trattamento manipolativo. Dopo aver posizionato e centrato il paziente sul lettino scorrevole si è proceduto all’acquisizione di una sequenza veloce di tre immagini a bassa risoluzione per ognuno dei tre piani dello spazio, necessarie per poter centrare la sequenza sagittale.

La risonanza è stata eseguita sul piano sagittale e assiale. Tra le misure distinte, rilevate con la Risonanza Magnetica e prese in esame vi sono: la profondità della lesione, il diametro antero-posteriore del segmento considerato e l’area del cerchio contenuto nel canale midollare del segmento considerato. A seguito di questo esame, sono 239 le ernie al disco rilevate.

I ricercatori sono partiti formulando due ipotesi sperimentali: l’ipotesi nulla, ove il trattamento Osteopatico non produca alcuna modificazione statisticamente significativa sulla dimensione dell’ernia protrusa, e le ipotesi alternative, in cui il trattamento osteopatico ne produca invece una modificazione statisticamente significativa.

Fatto ciò si è proceduto al trattamento osteopatico dei dottori Zanardi e Mordegan. Venti minuti di trattamento protocollato e uguale per ciascuno dei 137 pazienti, con Tecniche di preparazione neuromuscolare superficiale e profonda, tecniche articolatorie generali della Colonna vertebra lombare, e specifiche tecniche ad alta velocità e bassa ampiezza (HVLA). Subito dopo il Trattamento manipolativo (OMT) è stata eseguita la Risonanza Magnetica di controllo secondo le stesse Metodiche della precedente.

I trattamenti cosi come descritti sopra, si sono tenuti lungo l’arco di tre mesi con una frequenza di due la settimana, per un totale di 26 giorni lavorativi. In questa ricerca si è dunque fatto un confronto tra le misurazioni ricavate dalle risonanze Magnetiche pre e post trattamento manipolativo Osteopatico. Tutti i valori misurati sono stati raccolti in un foglio di lavoro e inviati al referente del Servizio di Biostatistica dell’Azienda Ospedaliera Carlo Poma di Mantova, il quale ha rielaborato il database tramite appositi software di carattere statistico studiato per le esigenze di elaborazione dei dati in ambito medico.

Dalle evidenze statistiche rilevate in base al Riferimento anatomico corrispondente, si è dedotto che la Manipolazione osteopatica modifichi determinati rapporti di spazi anatomici, giustificando il conseguente benessere del paziente. L’intero lavoro di ricerca ha dimostrato, attraverso l’esame della RNM, che il trattamento Osteopatico ha prodotto delle minime modificazioni nel diametro, nell’area del canale midollare e nella profondità dell’ernia. Questi risultati possono spiegare scientificamente il miglioramento della sintomatologia algica del paziente.

Fino a oggi non si riteneva possibile che una manipolazione vertebrale (HVLA) potesse modificare questi rapporti anatomici senza provocare delle lesioni. Si è così dimostrato quanto l’osteopatia sia efficace in queste patologie nel breve periodo.

 Il trattamento osteopatico (OMT) attraverso questo studio clinico ha dimostrato di essere efficace nel trattamento delle ernie discali dal 1 al 3” grado (Modic). Come evidenziato dalle analisi statistiche rispetto alla profondità della lesione, al diametro antero-posteriore del canale midollare e all’area del canale midollare. La manipolazione osteopatica è una mobilizzazione passiva forzata che tende a portare gli elementi articolari della colonna vertebrale oltre il loro range abituale di mobilità.

L’azione si produce a livello anatomico sulle faccette articolari della vertebra, sul disco intervertebrale, sulla muscolatura e sui legamenti a essi correlati. Chiaramente questa azione produce un riflesso a livello del sistema nervoso periferico, coordinata a livello centrale (mesencefalo), in particolare nell’area grigia dorsale peri-acquedottale (dPAG). L’aumento dell’eccitabilità del SNS (Sistema Nervoso Simpatico) è correlato a un effetto analgesico ed endogeno proprio attraverso queste vie specifiche (dPAG). L’aumento del tono del SNS può influenzare la percezione del dolore anche attraverso i sistemi di vasoregolazione (Evans DW et al. 2002). Le modificazioni anatomiche, seppur minime indotte dalle manipolazioni osteopatiche interessano in maniera diretta il forame midollare e indirettamente il forame di coniugazione facendo diminuire la compressione della protrusione discale sulla radice spinale, in particolare nelle radicolopatie.

Per quanto riguarda il canale midollare, riuscire a modificare anche di poco lo spazio a disposizione del midollo spinale ci induce a ritenere utile le manipolazioni osteopatiche anche nelle patologie conseguenti alle “stenosi canalari” quali le mielopatie, mieloradicolopatie, radicolopatie (Licciardone JC., King LN, 2005). Si deduce inoltre che questo tipo di trattamento non ha avuto come conseguenza negativa un aumento delle dimensioni delle lesioni erniarie presenti e, soprattutto, in nessun caso ne sono state create di nuove non presenti prima del trattamento senza distinzione di segmento vertebrale, sesso o età (Grgic V., Lijec V, 2006). L’accurata analisi statistica elaborata in seguito ha evidenziato come a ogni valutazione il valore della mediana diminuiva per quanto riguarda la profondità della lesione e aumentava per quanto riguarda il diametro antero/posteriore del canale midollare e l’area del cerchio in esso inscritto. L’indice “p-value” dimostra che il miglioramento non dipende certo dal caso bensi dal Trattamento osteopatico.