COLON E OSTEOPATIA VISCERALE

L’Osteopatia viscerale è uno degli aspetti più ricercati dai pazienti, che arrivano con informazioni più o meno corrette, spesso raccolte su Internet, e richiedono questo trattamento. La domanda: “Lei è un osteopata viscerale?” inizia a divenire molto frequente. In realtà, a questa domanda si risponde che non esistono osteopati “viscerali”.

La visita dell’osteopata è globale, e può comprendere l’approccio viscerale, ma anche quello strutturale, duramerico, fasciale, biodinamico. Non basta presentarsi con una colite e richiedere un trattamento per il colon, perché la causa di determinati problemi ○ dolori potrebbe essere molto lontana dalla sintomatologia. E trovare la causa significa ottenere una corretta diagnosi.

Vediamo dunque quali sono i “segreti e la metodologia osteopatica nel paziente “viscerale” che soffre di colon. La visita inizia con l’anamnesi, la storia accurata del paziente. Le sue abitudini di vita, in particolare quelle alimentari, i traumi, gli interventi chirurgici, le patologie, i medicinali utilizzati e tutte le informazioni che potrebbero risultare utili. Spesso è lo stesso gastroenterologo che invia il paziente, con indagini strumentali come risonanza magnetica e colonscopia.

L’osservazione del paziente in piedi è probabilmente il momento più importante della visita. Immaginate un paziente che soffre di dolore al colon. La sua postura sarà in totale apertura, fierezza e petto in fuori? Tutt’altro. Per detendere i tessuti e assecondare il dolore, il paziente sarà più chiuso su se stesso (atteggiamento cifosico) avvicinandosi, anche in minima parte, in direzione del viscere dolente. Come quando terminiamo una forte corsa e ci pieghiamo sulle ginocchia per riprendere fiato. La seconda grande informazione potrebbe arrivare dall’indagine dei “tre Cassoni”. Osservando il corpo lateralmente, potremmo dividerlo in un primo quadrato costituito dalla testa, un secondo dal busto e un terzo dal bacino. Quando due cassoni contigui, per esempio testa e busto, tendono a posteriorizzarsi, il paziente assume una postura sbilanciata all’indietro, si ipotizza che il paziente abbia caratteristiche strutturali, ovvero che il problema riguardi ossa e articolazioni. In questo caso l’approccio ideale potrebbe essere individuabile nel thrust, la manovra di sblocco diretto. Nel caso di non contiguità tra i cassoni, quindi uno avanti, uno indietro e di nuovo uno avanti, il paziente è duramerico. L’approccio cranio-sacrale mirato alle meningi e la dura madre che riveste il canale midollare potrebbero essere la scelta giusta. Ed eccoci ai due cassoni contigui anteriori, proprio quelli che fanno pensare a una chiusura posturale in avanti del paziente e che potrebbero già indirizzarci alla diagnosi e al trattamento viscerale. Non abbiamo nemmeno sfiorato il paziente, e già siamo ricchissimi di fondamentali informazioni. La palpazione e alcuni test (molto utili quelli fasciali) ci portano a identificare il punto più vicino alla causa, e se questi è proprio il colon, significa che il problema è nel viscere.

Il trattamento si basa su tecniche definite “recoil”, dove la stimolazione dell’intestino crasso, segue Il suo percorso dalla valvola ileocecale, collegamento con l’intestino tenue, colon ascendente, trasverso, discendente sigmoideo, che poi raggiungerà il retto. Queste tecniche di pressione e improvviso rilascio, determinano un riflesso sul viscere, che favorisce la peristalsi, il naturale movimento dell’organo all’interno della cavità addominale. È L’esempio di un serpentello che sta dormendo, e qualcuno arriva con il dito a dargli fastidio: il serpente reagisce contorcendosi e rigirandosi su se stesso. Da non sottovalutare l’importanza dei legamenti con gli organi vicini, come trattare il legamento epato-colico con Il fegato, quello gastro-colico con lo Stomaco, freno-colico con il diaframma.

I visceri non fluttuano nel nulla, sono ancorati tra loro. Spesso la tensione di un viscere deriva dall’irrigidimento di un legamento. Inoltre non dimentichiamo che in osteopatia vige il prezioso caposaldo “il ruolo dell’arteria è supremo”. Un organo che non riceve sangue, si ammala. Garantire la pervietà vascolare significa permettere al sangue di portare nutrimento attraverso le arterie e portare via l’infiammazione per mezzo delle vene. Torrente circolatorio fondamentale per ogni struttura del nostro corpo. In questa maniera, in una sola seduta, il colon risulterà più morbido al tatto, meno dolorante e gonfio. Seguire la procedura corretta aiuterà il viscere a espletare le sue funzioni digestive che risultavano congestionate. Vediamo come un colon irritato possa essere causa di ulteriori disfunzioni e patologie nel resto del nostro corpo. Chi soffre di colon, avrà notato che il dolore spesso si irradia fino alla parte anteriore della coscia, poco al di sotto dell’inguine. Potremmo essere di fronte ad una psoite, infiammazione acuta o cronica del muscolo ileopsoas.

Questo perché lo psoas è un muscolo molto grande e potente che congiunge la colonna vertebrale all’anca passando al di sotto e a stretto contatto proprio con il colon. Per cui ne risulterà un totale assorbimento del processo flogistico (infiammazione) da parte del muscolo che reagirà infiammandosi a sua volta Il muscolo ileopsoas è tra i più grandi del corpo e il più importante in termini di postura. Un suo malfunzionamento è in grado di stravolgere la nostra colonna, bacino e l’anca, alterando completamente il nostro assetto posturale e l’appoggio dell’arto inferiore. Avendo inserzione sulle vertebre lombari, ci ritroveremo a soffrire di lombalgia, con il rischio di incappare in patologie discali più gravi come ernie e protrusioni. E sapete quali radici nervose nascono a questo livello? Proprio quelle che raggiungono il colon. Infatti la decima e l’undicesima vertebra toracica innervano il primo tratto del colon, mentre la dodicesima toracica e le prime due vertebre lombari (L1-L2) si occupano del secondo tratto parliamo di un circolo vizioso che assume sembianze catastrofiche se pensate a quante diverse e fondamentali strutture vengano coinvolte. Parliamo di organi, muscoli, articolazioni, nervi. Ecco perché non ha assolutamente senso affrontare i sintomo con palliativi e antinfiammatori Al contrario, individuare la causa che rappresenta l’inizio del circolo patologico significa adottare la cura più efficace.